Ogni giorno perdiamo circa 300-400 ml di acqua attraverso la pelle.1
Ogni giorno perdiamo acqua attraverso la pelle per un processo passivo continuo detto perdita di acqua transepidermica (in sigla TEWL, dall’inglese Transepidermal Water Loss) che consiste nella continua evaporazione dell’acqua dalla pelle verso l’ambiente esterno.1 La compromissione della barriera idratante, che può essere causata da fattori di stress ambientale (inquinanti, raggi UV, clima secco), stress psicologico, invecchiamento, condizioni cutanee sottostanti e abitudini dannose per la pelle, può aumentare la TEWL, lasciando la pelle disidratata. I principali segni della disidratazione cutanea possono essere presenza di linee sottili, carnagione spenta, secchezza, acne e pori ostruiti, nonché una maggiore sensibilità. La pelle disidratata non è un tipo di pelle, ma una condizione cutanea, il che significa che può essere risolta grazie ad alcuni cambiamenti nello stile di vita e a trattamenti cutanei topici.
1 Fonte: Applied Dermatotoxicology, 2014
Invecchiamento cutaneo
L’invecchiamento cutaneo consiste nei cambiamenti che si verificano nel tempo nei tre strati della pelle: l’epidermide, il derma e l’ipoderma. Questi cambiamenti differiscono da persona a persona in quanto legati all’esposizione solare, allo stile di vita, alla genetica e ad altri fattori ambientali. Uno dei cambiamenti che notiamo con l’età è l’assottigliamento della pelle. Man mano che diminuisce la quantità di componenti del derma quali collagene, acido ialuronico ed elastina, la pelle perde la sua elasticità e la sua compattezza. Al tempo stesso iniziano a comparire linee sottili e rughe, soprattutto nelle parti più dinamiche del viso (intorno agli occhi, intorno alle labbra, sulla fronte). Si osservano inoltre irregolarità nella pigmentazione a causa dei cambiamenti a carico dei melanociti.1 Lo stile di vita e la cura della pelle possono rallentare questi cambiamenti, consentendo un invecchiamento più dolce.
1 Farage, Miranda A et al. “Characteristics of the Aging Skin.” Advances in wound care vol. 2,1 (2013)
Si stima che l’acne sia l’ottava malattia della pelle più diffusa al mondo.1
L’acne è una condizione cutanea che si verifica quando i follicoli piliferi si ostruiscono con sebo e cellule cutanee morte. Provoca punti bianchi, punti neri o brufoli sotto forma di papule, pustole, noduli e lesioni cistiche, e può anche causare cicatrici, eritemi e iperpigmentazione. L’acne è più comune tra gli adolescenti in quanto collegata all’aumento della produzione di sebo in quella fascia di età, sebbene colpisca persone di tutte le età.2 Alti livelli di sebo favoriscono la crescita del Propionibacterium acnes, una specie di batterio tipicamente associato alla forma di acne infiammatoria più grave. A seconda della gravità, l’acne può causare stress emotivo perché capace di influenzare la vita sociale, l’autostima e l’immagine di sé, ed è spesso associata a disturbi psicologici tra cui depressione e ansia.3
1 Tan JK, Bhate K. A global perspective on the epidemiology of acne. Br J Dermatol. 2015
2 Mayo Clinic. 2021. Acne – Symptoms and causes. [online]
3 Heng, A.H.S., Chew, F.T. Systematic review of the epidemiology of acne vulgaris. Sci Rep 10, 5754 (2020)
I tassi di incidenza delle cicatrici ipertrofiche variano dal 40% al 70% dopo un intervento chirurgico, fino al 91% dopo un’ustione1
Le cicatrici ipertrofiche rappresentano una variante indesiderata nel processo di guarigione della ferita che di solito si sviluppa da 1 a 2 mesi dopo la lesione cutanea. Nelle cicatrici ipertrofiche, il tessuto connettivo in eccesso si deposita nell’area della ferita originale creando un tessuto in rilievo ispessito di colorazione variabile dal rosa al rosso. Spesso le cicatrici si sviluppano in zone del corpo che subiscono maggiore tensione cutanea. Possono causare prurito e talvolta dolore. Le ustioni sono soggette a cicatrici ipertrofiche, soprattutto se colpiscono il derma in profondità (ustioni di secondo e terzo grado). Per quanto riguarda l’epidemiologia, gli adolescenti e le donne in gravidanza possono essere più soggetti alla formazione di cicatrici ipertrofiche, così come gli individui di carnagione più scura (15% in più).2 I trattamenti comprendono farmaci, crioterapia, iniezioni, laser e interventi chirurgici.3
1Gauglitz, Gerd G et al. “Hypertrophic scarring and keloids: pathomechanisms and current and emerging treatment strategies.” Molecular medicine (2011)
2Schmieder SJ, Ferrer-Bruker SJ. Hypertrophic Scarring. StatPearls 2021
3Cleveland Clinic.
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